Triathlon del Pizzo Alto m. 2264


  • 54.9 km

    Distance

  • 2075 m

    Elevation Gain

  • 2107 m

    Elevation Loss

  • 2257 m

    Max height

  • 471 m

    Min height

  • Road

  • Equip

  • Skill

  • Effort

Descrizione del percorso


La voglia di fare un’ultima scialpinistica è tanta, ma lo zero termico a 3800 metri e gli 11° a 2000 cancellano ogni tentazione. Decido così che è giunta l’ora di sellare il mio cavallo di acciaio e fare la prima uscita dell’anno in MTB. Vista la giornata, prevista caldissima, rispolvero un’idea non realizzata dell’anno scorso: salire la più classica delle cime mochene - il Pizzo Alto – partendo da casa, riservandomi anche l’opzione di fare un bagnetto al Lago di Erdemolo, qualora le condizioni lo concedessero. Facendo due conti rapidi, dovrebbero essere circa 2000 metri di dislivello (alla fine saranno di più), la mia teoria è che se porto a casa questa, le prossime dovrebbero essere sicuramente meno faticose. Non so se il mio teorema sia suffragato da qualche testo in materia di allenamento, ma tant’è, inforco la mia bike e parto. L’inizio è tutto in discesa - nel vero senso della parola - dai 650 metri di casa mia scendo ai 480 di Valcanover, imbocco subito la strada per Canale togliendomi dal traffico della lungo lago e in un attimo sono a Pergine. Qui imbocco (contromano) la rinnovata Via Mayer, aggiro per i vicoli del centro il mercato del sabato e inforco la strada per la Val dei Mocheni. Il mio GPS segna 10 Km sulla distanza percorsa quando sono a Canezza e comincio a salire la Val dei Mocheni dal lato di Frassilongo/Fierozzo. La salita è dolce, costante e all’ombra e nonostante sia la prima uscita non sento molto la fatica, mi sorpassa qualche ciclista in BDC (nello scialpinismo le chiameremo “tutine”), ma poi vedo che alla fine sono le gambe quelle che contano, visto che mi lascio alle spalle un paio di biker con un gruppo freni che costerà più di tutta la mia bici. Salgo lasciandomi alle spalle svariate località dagli impronunciabili nomi mocheni e senza troppi patemi - in poche più di due ore - sono a Palù del Fersina, dove abbandono l’asfalto per la forestale che si snoda lungo il bosco di Knappenwald. Qui la musica cambia, qualche strappo dal fondo sconnesso mi mette a dura prova e un paio di volte vengo disarcionato e sono costretto a spingere la bici, ma nel complesso la pedalo quasi tutta fino al Maso di Erdemolo. Questo è il posto previsto per il bike-depot, lascio l’abbigliamento da bikers per quello da trekker e riparto a piedi alla volta del Lago di Erdemolo. Le gambe sono belle dure e il cambio di movimento si fa sentire più di quanto pensavo, non trovo un buon ritmo, ma almeno salgo in modo costante. Quando finalmente sbuco sulla selletta sopra il Lago mi attende una sorpresa non prevista: l’innevamento sopra i 2000 metri è molto più abbondante di quanto pensavo. Il lago è ancora in buona parte ghiacciato e il tempo è coperto, di tentare il bagno non se ne parla neanche, decido quindi di proseguire verso la cima. La salita avviene su terreno per lo più coperto da neve, che con le scarpe basse non è un gran bel procedere. Alla fine, però, neve o non neve, scarpe bagnate o no, alle 13.30 mi guardo soddisfatto il panorama a 360° dalla cima del Pizzo Alto! Di li a poco mi raggiungono in vetta una bella fanciulla e il suo papà dalla barba bianca, che sono proprio un bel quadretto, con i quali scambio due parole, prima di iniziare la discesa. Per la discesa non ho dubbi: taglione verso il centro del lago e discesa in picchiata per il nevaio; in un battibaleno sono in riva al lago con le scarpe ormai completamente zuppe, ma mi sono proprio divertito! Mentre mi riposo un po’, fa capolinea un timido sole fra le nuvole, decido allora che ci sono le condizioni per tentare l’”omologazione” del triathlon immergendomi nel Lago di Erdemolo. Mi metto il costume e mi dirigo verso le gelide acque del lago alpino … più che un bagno è una vera e propia “tonca”, ma la temperatura sta volta non lasciava spazio a grandi nuotate! Dopo il bagno tonificante le gambe girano bene e in un attimo sono alla bici, sta volta scendo dalla parte di Frotten e a Palù mi lancio in discesa lungo la ripida ciclabile del lungo Fersina. In una volata sono di nuovo a Pergine, considerato che ne ho ancora dentro mi pare disdicevole rifare la strada dell’andata, così decido di rientrare risalendo da Susà, dove patisco un caldo atroce, per la verità l’unico della giornata. La salita per San Vito invece è all’ombra e l’affronto senza problemi, poi rimane solo il panorama sul Lago di Caldonazzo che mi riporta a Santa Caterina. Sono le 16.30, quando appoggio la bike sul cancello di casa e mi sento proprio soddisfatto della mia piccola impresa.Max -   www.ruzzenenti.com

Mappa/Altimetria

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